Consulenze sulla Prevenzione e sul Mantenimento della Salute Naturale
Domenico Ponticelli
NATUROPATA

L'unica cosa che chiedevo ad un malato era che avesse fiducia in me come io cercavo di aver fiducia nella fonte dei miei poteri "miracolosi".

[Gesù Cristo]

19/04/2024

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A un Anno dalla Pandemia: facciamo il punto.

"L'umanità ha sempre barattato un po di felicità per un po di sicurezza."

[Sigmund Freud]


Con la dicitura "Pandemia di COVID-19" si fa riferimento alla diffusione, in Italia e nel mondo, della malattia infettiva COVID-19. I primi due casi italiani della pandemia sono stati confermati il 30 Gennaio 2020, quando due turisti provenienti dalla Cina sono risultati positivi al virus SARS-CoV-2 a Roma. Un focolaio di infezioni di COVID-19 è stato successivamente rilevato il 21 Febbraio 2020 a partire da 16 casi confermati a Codogno in Lombardia, aumentati a 60 il giorno successivo con i primi decessi segnalati il 22 Febbraio a Casalpusterlengo, sempre in Lombardia, e a Vò in Veneto. In data 9 Marzo del 2020 l'Italia viene posta in lockdown nazionale. È l'inizio di un incubo.

A distanza di quasi un anno dall'inizio della Pandemia di COVID-19, ci troviamo ad oggi a fare i conti con quelle che sono le conseguenze, più o meno gravi, delle chiusure forzate delle attività commerciali, scuole, impianti sportivi, ristoranti, bar, oltre che dei coprifuoco generalizzati; tutte manovre atte ad impedire la crescita di una curva di contagi dal ritmo esponenziale. Ci troviamo pertanto a fare un resoconto di quella che è ad oggi la nostra vita in una situazione umanitaria sull'orlo del collasso.


Chi è che sta risentendo maggiormente della pandemia in corso?


Senz'altro i bambini. Biologicamente parlando, in quanto mammiferi, i bambini hanno un modo di vivere la relazione di attaccamento con i genitori come di vitale importanza, non soltanto per lo sviluppo biologico e fisico, ma soprattutto come fondamento per costruire la propria personalità. Il bambino che non percepisce in modo diretto il pericolo della pandemia così come lo percepisce l'adulto, rischia di venire assorbito da tutti gli stati emotivi trasmessi dall'adulto in relazione al proprio modo di vivere l'evento. Inoltre il bambino inizia a fare le sue prime esperienze nell'ambito scolastico, in cui comincia a relazionarsi con il mondo esterno, da solo e lontano dai genitori. In una situazione di pandemia che si protrae troppo a lungo, con le scuole chiuse dai vari decreti, al bambino, costretto a stare in casa, viene preclusa la possibilità di aprirsi alla vita, generando quindi uno squilibrio nel suo processo evolutivo.

E gli adulti?


Per gli adulti è diverso. Si passa da uno stato di "accrescimento", in cui l'attenzione è focalizzata verso la progettualità, ad uno stato di "protezione" in cui si mantiene alta l'allerta in relazione al pericolo che si sta vivendo. L'adulto vivendo in un perenne stato di pericolo smette di vivere concentrandosi unicamente sul come difendersi. In questo periodo molti punti di riferimento stanno venendo meno, sia sul piano concreto che sulla visione delle cose. La salute come dato scontato, piuttosto che il lavoro, la libertà sempre garantita, ... , stanno lasciando spazio ad una precarietà generalizzata. Questo è tipico di quei momenti denominati "crisi". Siamo in crisi e purtroppo l'orizzonte non è certo. Ciò che caratterizza specificatamente i momenti di crisi è per l'appunto la confusione; tutto ciò che costituiva una mappa di riferimento consolidata e assodata viene meno. In tempo di crisi quindi l'individuo si blocca e una delle funzioni che tipicamente si arresta è proprio la progettualità e siccome la progettualità rappresenta l'anima dell'intenzionalità umana, senza progettualità è ancora più difficile far fronte alle situazioni di crisi o di cambiamento, perché sappiamo che ogni crisi comporta una trasformazione e l'unico modo per far fronte positivamente ad un cambiamento è di restare intenzionali per evitare di subire e soccombere. Un meccanismo istintivo che possiamo riconoscere in questo primo anno di pandemia COVID-19 in una larga parte delle persone è quella di restare irretiti nel vortice delle informazioni mediatiche, molte delle quali dalla dubbia veridicità, che non fanno altro che recare un profondo senso di angoscia e di minaccia alla sopravvivenza.

Nelle situazioni percepite come pericolo o minaccia vengono attivate determinate strutture biologiche che ci consentono due vie di reazione. La prima è la via di "mobilitazione dell'energia" in cui in una situazione di allarme vengono attivati i meccanismi difensivi basati sulla lotta o sulla fuga, la seconda via che è quella del blocco o del collasso (freezing) che fa rimanere pietrificati causando un rallentamento di tutte le funzioni e il "congelamento" di tutte le funzioni psichiche ed emozionali. I sistemi biologici di difesa sono perennemente attivati fintanto che si sente di vivere una situazione conflittuale. Quando le situazioni stressanti sono protratte nel tempo può accadere che si assista ad una perdita di tono del sistema neurovegetativo e neuroendocrino che ha come conseguenza tutta una serie di sintomi vaghi, sia sul piano fisico che su quello psico-emotivo. Non di meno, siamo obbligati ormai da un anno a svolgere le nostre attività quotidiane fuori casa indossando una mascherina, con la speranza che questa ci protegga e protegga il prossimo dall'infezione. Purtroppo anche questa situazione trasmette un simbolo inconscio che ci spinge a temere chi incontriamo lungo la strada alimentando sempre di più il senso di "pericolo dell'altro" generando di conseguenza una rottura nelle relazioni affettive. Sappiamo bene che l'essere umano non è fatto per stare solo ma per interagire con il prossimo; interagire con l'altro può darci un senso di sicurezza e di fiducia che influenza positivamente la componente vagale del "coinvolgimento sociale" (feeling) che, se libero da blocchi, è in grado di svolgere i compiti di difesa e riequilibrio; in caso contrario, se sono i sistemi di allarme a prendere il sopravvento, si assisterà ad un blocco delle funzionalità e un blocco della mobilitazione immunitaria rendendo il soggetto, come in un circolo vizioso, più vulnerabile alle malattie.


Conclusioni: Cosa si può fare per riprendere in mano la propria vita?


Fare spazio nella nostra vita al rischio senza che questo non ci permetta di vivere, perché la vita non è mai stata esente da rischi, ma al contrario questi ci sono sempre stati; basti pensare che si può uscire di casa e avere una tegola in testa, mettersi alla guida e fare un'incidente, per non parlare degli incidenti domestici, e potrei continuare ancora. Sfido chiunque ad affermare che fino a poco prima della pandemia COVID-19 stesse dirigendo la propria vita con il timore che potesse accadere qualcosa di brutto, allora perché farlo ora? Le emozioni servono per vivere meglio la vita e non a spegnere la vita. Quando è che le emozioni spengono la vita? quando restiamo intrappolati in una di esse. È nostra responsabilità ritornare a vivere con il rischio che fa parte della vita da sempre, senza aspettare che qualcuno da fuori ci dica "stai tranquillo". È una scelta di responsabilità personale effettuata sul grado di consapevolezza e maturità di ognuno di noi. Non dimentichiamoci mai che tutti siamo co-creatori della realtà che viviamo.



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