Consulenze sulla Prevenzione e sul Mantenimento della Salute Naturale
Domenico Ponticelli
NATUROPATA

L'unica cosa che chiedevo ad un malato era che avesse fiducia in me come io cercavo di aver fiducia nella fonte dei miei poteri "miracolosi".

[Gesù Cristo]

29/03/2024

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Cosa potrei fare oggi che mi permetterebbe di essere contento di me?

Questa domanda è utile per orientarci ad una progettualità quotidiana, costruttiva e intenzionale.

In questo periodo molti punti di riferimento stanno venendo meno, sia sul piano concreto che sulla visione delle cose. La salute come dato scontato, piuttosto che il lavoro, la libertà sempre garantita, ... , stanno lasciando spazio ad una precarietà generalizzata.

Questo è tipico di quei momenti denominati "crisi". Siamo in crisi e purtroppo l'orizzonte non è certo. Ciò che caratterizza specificatamente i momenti di crisi è per l'appunto la confusione; tutto ciò che costituiva una mappa di riferimento consolidata e assodata viene meno. Per cui diventa difficile valutare, prevedere, orientarsi e muoversi. In tempo di crisi quindi l'individuo si blocca e una delle funzioni che tipicamente si arresta è proprio la progettualità e siccome la progettualità rappresenta l'anima dell'intenzionalità umana, senza progettualità è ancora più difficile far fronte alle situazioni di crisi o di cambiamento, perchè sappiamo che ogni crisi comporta una trasformazione e l'unico modo per far fronte positivamente ad un cambiamento è di restare intenzionali per evitare di subire e soccombere.

Per questo si attivano istintivamente vari meccanismi per evitare la situazione di stallo, per lo meno psicologica, ma non tutti i meccanismi permettono di superare attivamente e costruttivamente i momenti di crisi, cioè non sempre la progettualità è mantenuta nella sua potenziale forza intenzionale.

Ad esempio, un meccanismo istintivo che possiamo riconoscere in queste settimane in una larga parte delle persone è quella di restare irretiti nel vortice delle informazioni mediatiche alla ricerca di qualche indizio o nella speranza che qualcuno dica che tutto è finito e che il pericolo è passato. In questo modo l'ansia e il disorientamento cercano di essere contenuti da un'illusoria speranza di "fine dell'incubo" per poter ritornare come prima e scansare così la necessità di dover cambiare o riaggiornare la nostra mappa. Questo primo meccanismo istintivo è fondato sulla negazione della crisi e sul trattare la situazione come se fosse un problema che in quanto tale prevede una soluzione e un ritorno alla situazione precedente. Ovviamente l'ansia e il disorientamento difficilmente si placano, per cui restare incollati alle notizie, alle polemiche, alle piu svariate considerazioni nella rete, non fa altro che mantenere l'angoscia è alimentare risentimento e aggressività che si possono manifestare in molti modi. Nel vortice emotivo infatti la progettualità è inibita, fa paura, sembra una cosa da incoscienti.

Un modo decisamente più costruttivo di restare intenzionali e progettuali è invece quello di amministrare la propria giornata con un piano ragionevole che tiene conto delle limitazioni e che permette di arrivare a fine giornata avendo fatto qualcosa di buono, di interessante e soprattutto di sensato. In questo caso quindi la progettualità si adatta all'orizzonte sfuocato e si restringe al breve periodo della quotidianeità o al massimo quello di pochi giorni. La progettualità quotidiana è sufficiente per mantenerci intenzionali e orientati, ed è sufficiente per non collassare nell'irretimento del vortice mediatico e anche se la prospettiva a lungo termine è incerta c'è sempre la possibilità di occuparci di ciò che è in primo piano: la nostra giornata, i nostri piccoli impegni contingenti, il nostro spazio personale, le persone con cui ci relazioniamo, ecc. In questo modo la confusione e l'incertezza non bloccano di certo la vitalità, il vortice emotivo della paura, della rabbia e della polemica non irretisce l'individuo che resta così un soggetto attivo della sua realtà personale.

Ma oltre ciò esiste una possibilità ulteriore di progettualità, forse non tanto istintiva quanto frutto di una scelta e si tratta di porre le basi per il dopo. Il futuro incerto, l'orizzonte sfuocato, i riferimenti abituali vacillano, ma un dato certo lo si può riconoscere: quello del cambiamento. Questa possibilità ulteriore di progettualità in altri termini parte dall'accettazione della crisi e la coglie nella sua potenzialità di trasformazione. Non è facile perchè comporta l'accettazione di alcune sicurezze che non ci sono più, non è facile perchè accetta una perdita. Ogni crisi infatti consiste in un passaggio che ha due componenti: un lutto in prima battuta perchè si perdono delle certezze, e la ristrutturazione di nuovi riferimenti in seconda battuta perchè dopo non è più come prima. Porre le basi per il dopo, consiste in un processo nel quale dobbiamo mollare la presa verso l'esterno e riorentare l'attenzione verso l'interno allo scopo di focalizzare le nostre reali priorità. Le crisi normalmente destabilizzano ma al tempo stesso permettono di comprendere maggiormente su quali premesse stavamo conducendo la nostra vita. In questo caso la progettualità non configura ancora qualcosa di preciso ma riparte da una consapevolezza più precisa della nostra gerarchia di bisogni e di valori. La crisi ci permette di ritornare maggiormente presenti e intenzionali, un pò come uno shock che ci permette di riprendere le redini e di smettere di vivere in maniera automatica. Ci da quindi la possibilità di rivedere su quali valori vogliamo vivere la nostra vita e su quali fattori vogliamo costruire il nostro futuro.

Paradossalmente, nel momento in cui la progettualità è minacciata dalla crisi abbiamo la possibilità di riagganciare una progettualità più consapevole.

L'auspicio quindi è che possiamo in questo periodo di crisi come minimo mantenere attiva la nostra progettualità quotidiana evitando così il vortice dell'angoscia, della preoccupazione e della rabbia. Ma l'auspicio è anche quello di non aspettare un ipotetico dopo per riprendere a progettare il nostro futuro. Possiamo guardare dentro di noi e focalizzare da oggi su quali basi vogliamo costruire e continuare e a realizzare la nostra realtà personale.

[Rif. Dott. Danilo Toneguzzi]


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